La Psicoterapia è scientifica?

La psicoterapia è scientifica? La domanda sorge legittima nel momento in cui ci si approccia a chiedere aiuto. C’è un investimento di tempo e denaro da parte del paziente che non può essere affidato alle mani del caso. Se la storia della psicoterapia la vede, in origine, nuotare in un mare magnum piuttosto controverso per ciò che riguarda il suo statuto scientifico, negli ultimi decenni la ricerca riguardo cosa funzionasse o meno in psicoterapia è cresciuta molto. Andiamo insieme ad analizzare lo stato dell’arte della questione alla ricerca di una risposta che, come si vedrà, non è affatto scontata.

INDICE
1.Buoni o cattivi
2.L’oggetto mente e il soggetto umano
3.La Psicoterapia è scientifica? Disciplina e conoscenza
4.Conclusioni
5.Riferimenti bibliografici

Psicoterapia e scienza psicologo Pavia

1. Buoni o cattivi
L’attuale panorama dello scibile umano gode di una vastità di conoscenze che mai abbiamo avuto tra le mani. La scienza amplia le nostre conoscenze su numerosi temi e, d’altro canto, non smette di porsi interrogativi intorno a sé stessa e al proprio operare. Questo da un punto di vista epistemologico, etico, gnoseologico, politico e sociale. Rispetto ad una impostazione neopositivista della scienza le cose sono cambiate. Se a inizio del XX secolo si pensava che prima o poi l’uomo sarebbe arrivato a conoscere ogni angolo dell’universo, i mutamenti storici e antropologici hanno plasmato in maniera radicale questa idea.
Eppure ancora oggi, direi troppo spesso, parlare di scienza rischia di farci cadere in breve tempo nel più gretto materialismo. Quante volte sentiamo parlare di scienza come se fosse un compartimento stagno nel quale o si rientra a pieno titolo oppure si è ridotti all’opinione e al senso comune?
Quello che invece oggi dovremmo essere ormai in grado di capire chiaramente è che ciò che è scientifico è ciò che risponde in maniera chiara e coerente ad un quesito, rispettandone le premesse e producendo un discorso ordinato, confutabile, comunicabile. Esiste la scienza, ma anche numerosi metodi d’indagine che trovano fondamento nell’oggetto del proprio studio. Dire, ad esempio, che la fisica è una scienza forte mentre la sociologia no è un’ingenuità che resta in piedi solo se il metro di paragone è la quantificazione. In realtà le due discipline, detto in maniera generale, si occupano di temi diversi e non ha alcun senso equipararli sullo stesso piano.
Per rispondere alla domanda “la psicoterapia è scientifica?” usciamo quindi dalla diatriba “scienza si, scienza no” ed entriamo nel merito di una domanda più interessante: quale scienza per quale oggetto di studio?

2. L’oggetto mente e il soggetto umano
La psicologia da un punto di vista ontologico si trova nella condizione di avere a che fare parallelamente con un “cosa” e con un “chi”. Diciamo che il “cosa” è la mente, il comportamento, il cervello, l’inconscio, la memoria, ecc. Il “chi” è invece la persona, il soggetto che incontriamo nella nostra pratica. Per studiare il “cosa” è necessario costruire teorie e studiarle con i metodi adeguati. Possiamo ad esempio costruire una teoria riguardo al funzionamento della memoria a breve termine nel modo seguente. Fissiamo un concetto e lo chiamiamo “memoria a breve termine”, descrivendolo nel dettaglio. Andiamo poi a indagare questo concetto in una situazione sperimentale con metodi coerenti rispetto al nostro oggetto (ce ne sono di vari tipi, da quella più naturale a quella più artificiale, ma è un capitolo che non tratteremo). Questo vale per ogni costrutto psicologico. Memoria, cervello, inconscio: tre costrutti molto diversi che richiedono metodologie coerenti e idonee alla loro formulazione. Alcuni saranno più semplici da studiare, altri meno. In ogni caso produciamo e definiamo scientifiche conoscenze che resistono al confronto, al dialogo, alla critica.
Se lo psicologo e lo psicoterapeuta avessero a che fare con “la memoria” o con “l’inconscio” e potessero intervenire su questi sistemi in maniera più o meno diretta, non ci sarebbe molto altro da dire. Se non che si apre adesso la questione del “chi”. Lo psicologo ha sempre a che fare con un “chi” che in quel preciso momento non si lascia ricondurre ad uno o più costrutti misurabili.
Di fronte al “chi” lo psicologo ha delle conoscenze che, specialmente nella pratica delle psicoterapie, non sono mai applicabili su un oggetto che si lascia manipolare.
Accanto alla scienza del “cosa” è quindi necessaria una scienza del “chi” in modo tale che le due forme del sapere possano andare insieme senza sovrapporsi e anzi, completandosi reciprocamente.

3. La Psicoterapia è scientifica? Disciplina e conoscenza
Se a livello ontologico il “chi” non si lascia mai inquadrare come un “cosa”, come è possibile produrre conoscenza? Non entreremo in merito di una questione molto complessa che meriterebbe fiumi di pagine per essere articolata a dovere. Al lettore daremo una prospettiva, si spera, sintetica ma sufficientemente esaustiva che lo possa aiutare a rispondere alla domanda “la psicoterapia è scientifica?”.
Già nel lontano 1913 lo psichiatra tedesco Karl Jaspers parlava di una differenza che, nelle discipline “psi”, risulta ancora oggi imprescindibile. Quella tra spiegare e comprendere. Si spiega il “cosa”, si comprende il “chi”. Una scienza del “chi” è una scienza della comprensione intesa come quella capacità squisitamente umana di incontrare l’Altro e, potenzialmente, entrare nel suo mondo psicologico. In qualità di capacità umana ci troviamo qui nel campo del saper-essere più che del sapere qualcosa.
In questo senso lo psicoterapeuta è sempre colui che, forte di conoscenze intorno al “cosa” della psicologia umana, è anche in grado di metterle da parte lasciando spazio al “chi” del soggetto che incontra.
Comprendere è una qualità umana ormai studiata in lungo e in largo dalla filosofia alle neuroscienze. Noi esseri umani siamo in grado di comprenderci e, dunque, di metterci nella prospettiva di farlo nella maniera migliore. Trovo sensato dare al lettore un’idea di scienza del “chi” intesa come una disciplina a cui lo psicoterapeuta sottopone sé stesso nella propria formazione nonché pratica clinica.
Solo se comprendo, fin dove posso/riesco, l’Altro, posso avanzare la pretesa di avvicinarmi al suo mondo e osservarne le caratteristiche. E’ solo a questo punto che le mie conoscenze sul “cosa” possono agevolare, sostenere, arricchire questo modus operandi.
Sono consapevole di aver toccato questioni che meriterebbero mille volte lo spazio di un piccolo articolo. Mi piace pensare però che arrivati fin qui sia possibile provare a dare una risposta alla domanda “la psicoterapia è scientifica?” in una maniera che suona all’incirca così:
La psicoterapia è una scienza che corre su due binari paralleli. Da una parte c’è il “cosa” dell’oggetto-mente, ovvero tutte le conoscenze che lo psicologo possiede in virtù del proprio impegno di studioso. Dall’altra parte c’è il “chi” di fronte al quale le precedenti conoscenze devono essere messe tra parentesi per lasciargli spazio. Dal momento in cui non siamo monadi isolate ma esseri viventi in grado di comprenderci, lo psicologo è colui che affina questa capacità mettendola in pratica, esercitandola sia in ambito formativo che lavorativo. Spiegare e comprendere sono due facce della stessa medaglia che devono muoversi in maniera armonica.

4. Conclusioni
Si ma io che garanzie ho che poi la psicoterapia funzioni o meno? Se poi butto via i miei soldi? E chi me lo dà indietro il tempo perso?
Se spiegare e comprendere costituiscono il metodo della psicoterapia, va da sé che ogni psicoterapia funziona o meno solo in base alle premesse che l’incontro con l’Altro rende possibili. Solo se l’uomo fosse esclusivamente un “cosa” noi potremmo rispondere a priori sugli esiti della psicoterapia. Siccome così non è, dobbiamo serenamente rassegnarci a ricordarci che l’essere umano non è una lavastoviglie di ultima generazione ma un insondabile mistero che, tuttavia, può essere compreso una volta che gli lasciamo lo spazio adeguato. Non smettiamo quindi di produrre conoscenze sul “cosa” a patto che queste continuino a occupare lo spazio a loro idoneo.
Spero di averti dato una guida sufficientemente ordinata di un argomento assai complesso e spinoso. Sono ben felice qualora avessi domande, spunti di riflessione o critiche da muovermi. Sentiti libero di contattarmi!

5. Riferimenti bibliografici

Arciero, G., Bondolfi, G., Mazzola, V. – Fondamenti di psicoterapia fenomenologica
Armezzani, M. – L’enigma dell’ovvio: la fenomenologia di Husserl come fondamento di un’altra psicologia
Blasi, S. (a cura di) – L’epistemologia della psicologia clinica
Heidegger, M. – I problemi fondamentali della fenomenologia
Husserl, E. – La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale
Gadamer, H. – Verità e metodo
Gallese, V., Morelli, U. – Cosa significa essere umani? Corpo, cervello e relazione per vivere nel presente
Jaspers, K. – Psicopatologia generale
Liccione, D. – Psicoterapia cognitiva neuropsicologica
Stanghellini, G., Mancini, M. – Mondi psicopatologici
Stanghellini, G. – Noi siamo un dialogo